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Parliamo di Biocosmesi
Gio 31 Gen 2013, 21:02
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La bio-cosmesi è il nuovo verbo in tutti i laboratori e si è aperto il dibattito fra partigiani convinti e oppositori che la liquidano come un fenomeno di marketing. Si parla di fitofiliere, di programmi di riforestazione e rispetto per le specie vegetali a rischio di estinzione. Si annunciano iniziative di protezione del patrimonio botanico con partnership siglate con le comunità indigene che coltivano piante e frutti esotici particolarmente ricchi di sostanze attive, di sviluppo sostenibile e di lotta alla bio-pirateria. Se le consumatrici sono attente alla sicurezza, a dirigere le loro scelte è anche l'efficacia. «Le amanti della cosmetica bio e rispettosa dell'ambiente sono destinate ad aumentare in tutta Europa», spiega Amarjit Sahota, presidente di Organic Monitor, società inglese di ricerche di mercato. «Nel 2010 c'è stata un fatturato di circa 14 miliardi di euro nel mondo con un incremento del 4% in un anno. In Europa sono stati spesi 2,1 miliardi di euro e ci sono circa 200mila aziende che operano nel settore. Il paese che spende di più è la Germania con 865 milioni di euro e uno scontrino pro-capite di 10,5 euro».
Verde
L'Italia è in seconda posizione (nell'ultimo anno abbiamo speso 247 milioni di euro, 4,2 euro procapite) e, a seguire, ci sono Francia e Inghilterra. «I nuovi, ambiziosi, obiettivi delle aziende che producono cosmetici biologici sono la sostituzione degli elementi di sintesi fino ad arrivare a un 95% di componenti naturali in un solo prodotto, impatto zero di anidride carbonica nell'ambiente durante le fasi di produzione, packaging ecologici e tracciabilità dell'intera filiera produttiva, dalla coltivazione degli ingredienti al confezionamento. Continua anche la ricerca di sostanze alternative che derivano, oltre che dall'agricoltura, dal campo alimentare, con accordi di certificazione di commercio equo e solidale e la promozione della biodiversità», precisa Amarjit Sahota. Molte di queste iniziative sono già l'anima delle principali aziende cosmetiche (Yves Rocher, Pierre Fabre, L'Oréal, Lvmh e Laboratoires Expanscience), che hanno siglato accordi con paesi come Madagascar, India, Perù, Burkina Faso, Marocco, Messico, Cina e aderito al protocollo di Nagoya (Convenzione sulla Biodiversità Biologica e anello di congiunzione tra le politiche per la conservazione della biodiversità e quelle per la lotta alla povertà, siglato nel 2010 in Giappone). Senza dimenticare il rispetto per i diritti, la cultura e le tradizioni locali.
I nuovi trattamenti anti-age biologici.
Efficacia
Un dubbio radicato è se i prodotti bio siano meno efficaci rispetto a quelli tradizionali. «Non bisogna sovrastimare il naturale e condannare il chimico a priori», sottolinea Norma Cameli, responsabile dell’ambulatorio di dermatologia estetica al San Gallicano di Roma. «La distinzione, in termini di risultato, non è dovuta all’origine degli ingredienti, ma alle prove di efficacia clinica che corredano i cosmetici. Ci sono invece alcuni componenti che derivano dalla natura, particolarmente performanti. Fitoderivati, vitamine, acidi omega 3 e 6 dall’olio di pesce, retinolo, beta-carotene, flavonoidi, acido ascorbico, luteina e xantina dei cavolfiori, resveratrolo dall’uva e licopene dai pomodori. Infine i polifenoli del tè verde, l’acido caffeico dei semi del caffè. Si tratta di grandi gruppi di ingredienti che possono anche essere di derivazione biologica, la cui efficacia è ampiamente documentata», conclude l’esperta. «Di pari passo con le garanzie etiche prosegue la ricerca di ingredienti green alternativi alla chimica, ricavati con nuovi sistemi di estrazione che non inaridiscono la terra e permettono di ottenere attivi ad alta concentrazione», sottolinea Vincenzo Rialdi, presidente Mapic, gruppo materie prime e additivi cosmetici di Federchimica. «L’uso di biofermentatori e lieviti naturali, per esempio, ha permesso di scoprire nuovi ingredienti schiarenti per la pelle. Infine, è possibile ricavare sostanze vegetali attive senza coltivare le piante nè sfruttare la terra, ma utilizzando solo le cellule vegetali che, inserite in appositi fotobioreattori, danno una grande quantità di principi attivi». Oggi è possibile conciliare desideri che sembravano impossibili: acquistare biologico e avere creme efficaci, dalla texture gradevole e dal packaging attraente. In più c’è l’idea di contribuire alla salvaguardia del pianeta, magari mixando prodotti "istituzionali" e green. E la coscienza è salva.
Servizio: Ivana Spernicelli.
Modella: Naty Chabanenko
Fotografa: Elina Kechicheva.
Agnese Ferrara
Crediti: marieclaire
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